Donne e volley: la rete che unisce
“Donne e volley: la rete che unisce”, manifestazione sportiva che si terrà settimana prossima a Bresso dalle 14.30 al ex Frisi di via Villoresi, sarà una stupenda occasione per le nostre ragazze e quelle delle altre società del territorio di confrontarsi, riflettere e divertirsi.
Beatrice Maccarini, atleta della PF Bresso e allenatrice del gruppo delle “Tigri” di Bollate, ci racconta il perché di questa fantastica iniziativa.
Sabato 4 Marzo avrà luogo a Bresso, al palazzetto di via Villoresi, una partita speciale fra le squadre di volley femminile del comune (PFBresso, PCG Bresso e Volley Bresso San Carlo) e le ragazze detenute del carcere di Bollate.
Questa giornata dal forte valore sociale è stata organizzata grazie all’incontro fra la sensibilità per questi temi del sindaco Ugo Vecchiarelli e la passione con cui l’Associazione “Gli amici di Zaccheo”, che opera da anni all’interno della Casa di Reclusione di Milano-Bollate, ha investito e continua ad investire sulle iniziative interne ed esterne improntate alla rieducazione e risocializzazione dei detenuti, a partire dai valori del rispetto reciproco e del confronto con l’altro.
Grazie a Nicola Garofalo, il responsabile del progetto, mi sperimento ormai dal 2013 come allenatrice del gruppo delle “Tigri” di Bollate, inizialmente un po’ a partire dal desiderio di scoprire un mondo nuovo e sconosciuto, proseguito poi con la volontà di andare oltre e di fare qualcosa di più dal punto di vista umano.
Quando pratichi uno sport di squadra da tanti anni, cresci, ti conosci un po’ meglio e apprendi inconsapevolmente tantissimi insegnamenti fondamentali, non solo sportivi, ma di vita. Tra tutti gli insegnamenti però, ce n’è uno che è ineguagliabile, un valore fondamentale nella vita di ciascuno: quello della condivisione.
La società in cui ho giocato per dieci anni e in cui sono tornata a giocare in questa stagione in corso, la Pallavolo Femminile Bresso, è stata per me una seconda famiglia. Lo sport vissuto in questo modo diventa il momento della giornata in cui lasciare da parte i pensieri e le esperienze negative, il momento di sfogo in cui dar spazio solo al divertimento e alla passione. Tutto questo però mai da soli. In uno sport come la pallavolo ogni situazione si affronta insieme alle compagne di squadra, perché tutte facciamo parte di un unico gruppo, e il nostro scopo è condividere emozioni. Condivisione degli spazi, delle energie, degli obiettivi. Condivisione delle gioie ma soprattutto dei dolori. Perché perdere fa parte del gioco, ma se si perde insieme il sapore risulta meno amaro.
È meraviglioso assistere giornalmente, per chi pratica uno sport come la pallavolo, a quello che esso può fare: costruire una squadra e, al suo interno, costruire persone.
Lo sport è lo specchio delle relazioni umane che si hanno nella vita e solo un gioco di squadra può renderti consapevole di quanto sia preziosa la condivisione.
Tutto ciò in carcere sembra molto complesso e quasi impossibile da mettere in pratica. Ma la prima volta che sono entrata a Bollate e ho conosciuto le “Tigri”, ragazze caparbie e motivate, con molta voglia di fare, mi sono posta proprio questo ambizioso obiettivo.
Conoscendo pian piano Bollate ho cominciato a percepirlo un po’ come il luogo delle contraddizioni: qui le ragazze condividono tutto, nessuno più di loro può parlare di condivisione in questo senso. In realtà, fin dal primo allenamento “dentro”, ho capito che la lotta alla sopravvivenza per la quale chi è ristretto combatte ogni giorno fa sì che il concetto di squadra sia un po’ trascurato. Ma non si tratta di egoismo, solo di realtà carceraria. Quello che mi piacerebbe trasmettere loro è la bellezza dell’imparare insieme. Mi piacerebbe insegnare loro ad apprezzare l’errore della compagna, a spronarla e non deriderla, perché sbagliare e perdere non significa fallire, ma significa che insieme, la volta successiva, si proverà a vincere, crescendo.
Allo stesso tempo, vorrei trasmettere il significato di questa giornata alle ragazze delle squadre di Bresso a cui sto cercando di introdurre questi temi, portando nelle palestre il senso profondo di questa iniziativa.
Negli incontri di preparazione a questo evento, che ho svolto con le squadre giovanili che si troveranno ad incontrare e a condividere il campo con le Tigri di Bollate in una giornata di festa, ho sentito forte l’esigenza di parlare di valori, di emozioni, di sensazioni derivanti dallo sport, perché di fronte ad essi siamo tutti uguali.
Ci sono dimensioni in cui tutti siamo persone, allo stesso modo, e non ci sono muri o reti che ci separino. Le differenze nello sport non esistono ed è questo che lo rende magico.
In una società in cui si vive di barriere, si può riuscire per un pomeriggio ad abbattere ciò che separa due mondi apparentemente diversi, perché separati fisicamente fra loro da grigie mura e divisi da categorizzazioni e pregiudizi.
Il nome che è stato dato a questa giornata, “Donne e volley, la rete che unisce”, raccoglie in sé la metafora della libertà: una rete non per dividere, ma per renderci consapevoli del fatto che gli ostacoli esistono e che insieme, più o meno facilmente, possono essere superati; la palla come lo strumento da tenere in gioco per potere andare avanti, ma che qualche volta può toccare terra, come metafora del fatto che nella vita si può cadere, sì, ma rialzarsi non è impossibile, se non si è da soli.
Quella che riguarda le “Tigri” è un’iniziativa a mio parere significativa. In una realtà così complessa avere un progetto in cui credere e in cui mettersi in gioco, in quanto persona, in quanto atleta, può fare la differenza. Da soli si possono fare molte cose, ma insieme si può ricominciare a sognare. Sia dentro che fuori, la passione per qualcosa è il motore che dà impulso alla vita.
Credo che amare uno sport significhi trovare in esso il modo per accantonare ogni sorta di dolore fisico e mentale e farne ciò che di più puro e sensazionale esiste per sentirsi sempre vivi.
Beatrice Maccarini
Vi aspettiamo quindi numerosi sabato 4 Marzo dalle 14.30 al Palazzetto di via Villoresi!