Ciao Renzo!
Per noi delle classi tardi anni 60 Renzo fu il Presidente.
Lo fu perché lo era durante gli anni della nostra militanza in prima squadra, ma non solo perché lo era de facto.
Lo era perché oltre ad essere presidente era anche il dirigente che ci seguiva in panchina, il papà di tutti noi che, seppur al vertice della società, faceva il guardalinee, con l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto.
Lo era perché ci voleva bene con la sua bonomia e con dei gesti concreti, unici nel panorama di allora, fatti con discrezioni ma densi di generosità infinita: le cene a fine anno pagate tutte da lui, le scarpe da gioco per tutta la squadra (!!!) regalate in un paio di annate, i concreti aiuti economici a chi ne avesse bisogno.
Non ha mai smesso di essere con noi Renzo. Non lo ha mai fatto nemmeno dopo essersi ritirato dall’attività in Polisportiva. Ha sempre amato tutti noi, i suoi ragazzi. Ha sempre creduto nella importanza dello sport e nel valore dello stare assieme.
Lo ricordiamo con tanti episodi divertenti, lui, veneto, compagno di abbondanti bevute nelle uscite di fine anno, di discussioni a metà tra il serio ed il faceto con la sua spalla naturale, il suo amico Roberto Mori, con cui costituiva naturalmente una coppia comica, forse a sua insaputa, ma forse in realtà consci entrambi del loro affiatamento cabarettistico.
Lo ricordiamo con tenerezza, lui, distratto, smemorato, sempre in cerca del nome di quel tizio o quell’altro, che spesso gli sfuggiva ma che non si arrendeva a cercare con una perseveranza tutta sua.
Lo ricordiamo spericolato alla guida, un po’ mina vagante delle nostre trasferte in prima squadra, il suo stile al volante era giustamente temuto, ancora non riusciamo a trattenere le risate per il terrore che i suoi tentennamenti provocavano nei malcapitati autisti a cui capitava di seguirlo o di precederlo.
Io personalmente lo ricordo persona colta, gran lavoratore, esempio illuminato di quello che significa far parte di noi della Polisportiva, con uno spirito di servizio unico.
Lo avevo incontrato l’ultima volta un anno fa o poco più: dopo avermi riconosciuto, non senza qualche tentennamento, mi aveva subito colmato di attenzioni e di encomi, dicendosi felice del fatto che io fossi diventato presidente e dicendosi certo che avrei fatto un buon lavoro.
In ciò risiede la tua grandezza caro Renzo, nell’essere stato un esempio quasi unico di amore e di umile dedizione, che ha lasciato un segno indelebile della sua presenza in chi oggi cerca di onorarne la memoria e di continuarne le opere.