PCG BAR con… Checco Lesma

  • 19 Gennaio 2021
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– Nuova intervista e nuovo personaggio! Partiamo subito dalla presentazione 

“Ciao a tutti! Il nome è Checco Lesma”

 

–  Ciao Checco! Qual è la tua mansione all’interno del PCG Bresso?

“Sono il Direttore sportivo, ormai verso la pensione”

 

– Che cosa significa per te il PCG Bresso e da quanti anni ne fai parte?

“Faccio parte della polisportiva da quando avevo 14 anni; ho iniziato da giocatore poi ho smesso a 34 anni e ho iniziato a fare l’allenatore diventando anche dirigente, ruolo che praticamente ricopro ancora oggi. Per me il PCG Bresso è una seconda casa! È un’opera a cui ho dedicato tutte le mie forze per cercare di permettere ai ragazzi di crescere non solo dal punto di vista sportivo ma soprattutto umano ed educativo. La Polisportiva è stata fondamentale per la mia vita, anzi è un pezzo della mia vita alla quale ho cercato di dare il più possibile. Devo solo ringraziare il Signore per avermi fatto incontrare questa realtà. Io in cambio ho cercato di servirla dandole tutto il possibile”

 

– Cosa ti lascia a livello umano questo tuo ruolo?

“A livello umano mi lascia una serie di rapporti di amicizia, con persone diverse tra di loro ma che hanno rappresentato per me una ricchezza. Queste amicizie vanno avanti ormai da 30/40 anni, alcune purtroppo terminate come il signor Mori, Pollini e il maestro Rossi che ormai sono in cielo. Mi ha permesso di incontrare tante persone che mi hanno fatto crescere tantissimo. Alla Polisportiva ho dato tanto ma allo stesso tempo ho ricevuto tantissimo”

 

– Una vita intera nel PCG Bresso, chissà quante cose hai visto! Hai qualche aneddoto divertente?

“Davvero, ne ho viste di tutti i colori!
All’inizio ci chiamavamo Cicci e Brambilla, eravamo una squadra sgangherata, una volta abbiamo perso la partita per i palloni sgonfi! Penso che in Italia solo alla Polisportiva sia successa una cosa così. Poi tantissime cose divertenti che hanno cementato i rapporti tra i dirigenti. Per esempio abbiamo sempre fatto “il fai da te”, una volta abbiamo creato un impianto d’irrigazione con 16 irrigatori, facevamo il campo tutte le settimane. Era una passione che ci univa e che ci ha portato in alto. Siamo partiti dall’essere sgangherati ma non abbiamo mai perso il nostro scopo. Noi siamo andati avanti, tante società che all’epoca erano fortissime sono poi sparite, perché se uno perde l’identità perde tutto”

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